IL VALORE DEL NON FARE
Il saggio opera senza agire e insegna senza parole.
Le innumerevoli creature emergono
ed egli non se ne appropria.
Le nutre senza renderle dipendenti.
Non si sofferma sui risultati della sua opera
e per questo essi sono durevoli.
(Lao-Tzu Tao Te Ching)
Queste parole eterne esprimono con chiarezza adamantina l’essenza del distacco: il non-fare come matrice di ogni fare.
Fare partendo dal non-fare significa fare senza essere attaccati ai risultati, significa occuparsi della semina, non del raccolto.
All’uomo concerne il fare senza aspettative; il risultato del fare, l’obiettivo, concerne a Dio.
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Il fare è l’obiettivo a prescindere dai risultati
Quando si entra in quel fare che parte da un non-fare, cioè da una quiete, da uno stato di presenza, da una fiducia assoluta che qualunque sarà l’esito sarà perfetto in se stesso, allora il fare stesso, nel suo processo creativo, diventa al contempo l’obiettivo, pago in sé, vittorioso a prescindere dai risultati.
Non riuscire a stare senza fare nulla, senza sempre trovare qualcosa da fare, giudicare il non-fare qualcosa di deprecabile, una perdita di tempo, tutto ciò porta alla nevrosi, all’ansia da prestazione, alla competizione continua con se stessi, al sentire di valere in base al metro della quantità delle cose fatte, alla dipendenza dall’adrenalina, al sentirsi inutili quando si è semplicemente fermi, al non riuscire ad aspettare, a sentirsi a disagio nel silenzio e vuoti quando si è da soli…
Il non fare come pratica di presenza
L’uomo moderno è drogato di fare, si riempie di impegni, di appuntamenti, di lavoro, di cose da fare, il più delle volte per non ascoltarsi, per non sentire il rumore dei propri pensieri, delle proprie paure o angosce. Nel silenzio e nell’assenza di attività i fantasmi del passato tornano a perseguitarci, ciò che era stato ripudiato, nascosto nell’oblio torna con prepotenza a galla, per farsi vedere, per farsi sentire, esige attenzione, pretende una cura. E più in profondità era stato seppellito nella nostra coscienza più forte sarà ora il suo grido di aiuto.
Eventi in Partenza
Se ti capita di vivere un momento di questo genere, in preda all’angoscia, all’ansia, al dolore mi raccomando non distrarti, non ingannarti credendo che la causa del tuo stato sia in una condizione di noia, di non attività, di abbandono. Queste circostanze sono solo gli attivatori esterni di qualcosa di molto più profondo che giaceva già nella tua vita, solo che non ne eri consapevole, ignoravi la sua presenza. Approfitta di questi momenti, anche se possono sembrarti insopportabili, non sfuggirli, stacci dentro, perchè evidenziano parti di te che cercano riconciliazione, portano in superficie conflitti non ancora del tutto risolti, emozioni inconffessate, nascoste, taciute, mai digerite e perciò divenute pesi per l’anima.
Usa i periodi di stasi per ascoltarti e osservare con distacco la tua vita. Sii consapevole che i momenti di stasi sono momenti preziosi in cui ti è data la possibilità di riappropriarti e di recuperare quelle parti di te che altrimenti rimarrebbero disperse nella distrazione o sommerse nell’inconscio.
Il non-fare non è inerzia, al contrario è condensazione, potenziale al massimo grado, è lo stare tanto importante quanto l’andare, è il silenzio dal quale può sorgere ogni parola, è il vuoto che può contenere ogni cosa, è la noia dalla quale nascono le idee, è la pausa tra le note, che rende possibile ogni melodia.
Franca Soavi
Arte: Van Gogh, Il seminatore