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LA FELICITA’ E’ NELLE COSE DI TUTTI I GIORNI

La felicità è nelle cose di tutti i giorni, nello scoprire il nuovo in ciò che già conosciamo, nel lasciarsi stupire da ciò che appare ordinario, insignificante, da ciò che abbiamo sotto gli occhi e che diamo per scontato.
La mente nella sua arroganza di controllo ha la pretesa di farci credere di conoscere già tutto solo per il fatto di averne già fatto esperienza svariate volte. Nella tradizione indiana la mente viene chiamata ‘mente scimmia’, i pensieri, proprio come scimmie, per loro natura tendono a saltellare di qua e di là, come le scimmie da un ramo all’altro. E’ normale! Ai pensieri occorre qualcuno che sappia guidarli, o meglio qualcuno che li riconosca nella loro natura illusoria, nella loro volubilità e continua oscillazione.
La mente razionale tende ad essere consumistica, a ingoiare, fagocitare tutto ciò che può, per provare a saziare il suo insaziabile e onnipotente bisogno di controllo e di sicurezza.
Se ci pensi questo accade spesso anche nelle relazioni: quando frequenti una persona, magari per molti anni, e pensi di conoscerla, puoi iniziare a non trovare più nulla di interessante in lei, credi che non ci sia più nulla da scoprire. Allora potresti trovare più semplice lasciarla e cercare altrove, in qualcuno di nuovo, da scoprire. La filosofia taoista insegna esattamente l’opposto: come la felicità nella vita di tutti i giorni si traduca nel percorrere gli stessi passi, tornare e ritornare laddove altri sono andati oltre e dove tu stess@ sei già stat@, e in quel tornare essere pienamente presente, e scoprire ad ogni passo come la Vita si sveli sempre nuova, se solo abbiamo occhi nuovi per vederlo.

Vita quotidiana come pratica spirituale

“Senza uscire di casa puoi conoscere il mondo.                                                                                                                          Senza guardare fuori dalla finestra
puoi conoscere il Tao dei cieli.
Più lontano vai, meno conosci.
perciò il saggio conosce senza viaggiare.
Comprende senza vedere.
Porta a termine le cose senza agire”.
– Lao-Tzu, Tao Te King

Il pensiero induista del Vedanta descrive quattro strade principali per raggiungere la salvezza, la realizzazione di chi sei, per raggiungere la completa consapevolezza, per essere davvero felici:

  • la prima via è BAHKTI YOGA, la via devozionale, la via della relazione con Dio e della liberazione dalla sofferenza attraverso l’intenso amore e devozione per il Maestro.
  • La seconda è JNANA YOGA, il sentiero della conoscenza, secondo la quale la liberazione si ottiene con il riconoscimento che lo Spirito Assoluto è il nostro stesso Sè,  ovvero la nostra anima individuale coincide con l’Anima Suprema.
  • La terza via è RAJA YOGA, la ‘via regale’ volta a raggiungere l’unione di corpo, mente e spirito; essa si focalizza sullo sviluppo dell’energia mentale e sulla consapevolezza di se stessi attraverso la meditazione.
  • La quarta via è KARMA YOGA. Karma yoga è la via dell’azione, la strada verso la felicità attraverso le azioni compiute nella vita di tutti i giorni. Il terzo capitolo della Bhagavad Gita è interamente dedicato al Karma yoga: le nostre azioni, da quelle più piccole e semplici a quelle più decisive e importanti, sono lo strumento per aumentare la nostra consapevolezza; ecco che azioni apparentemente insignificanti come lavare i piatti, cucinare, camminare, persino spolverare o stirare possono divenire trampolini per contattare il nostro Sè più autentico, vere e proprie pratiche spirituali.

Nel karma yoga è totalmente azzerata la differenza tra mondano e trascendente. Ogni azione se compiuta con il giusto DISTACCO ci mette in contatto con l’Essenza della Vita che opera attraverso di noi, donandoci Ananda, cioè felicità assoluta non dipendente dal raggiungimento di desideri o obiettivi esterni.
L’ORA ET LABORA benedettino aveva lo stesso significato: di benedire e santificare il lavoro umano.
Ecco che anche i gesti più semplici, abitudinari, se rinnovati da un intenzione superiore, di ‘lasciarsi attraversare’, di ‘lasciarsi fare’, diventano capolavori, opere d’arte, facendoci sentire realizzati, gioiosi, pienamente appagati nel flusso della Vita, che non è mai monotona e sempre nuova, e liberandoci dal tormento di dover cercare continuamente esperienze nuove ed eccezionali per sentirci felici.

Esercizi di presenza mentale

Lavare i piatti: lavate i piatti con tutta calm, come se ogni scodella fosse un oggetto di contemplazione. Trattate ogni scodella come una cosa sacra. Seguite il respiro per prevenire la distrazione. Non cercate di sbrigarvela il primo possibile. Lavare i piatti dev’essere la cosa più importante della vita. Lavare i piatti è meditazione. Se non sapete lavare i piatti con consapevolezza, non saprete neppure sedervi in meditazione”. – Thich Nhat Hanh

Fare il bucato: non lavate troppi indumenti per volta. Sceglietene solo tre o quattro. Trovate la posizione più comoda, in piedi o seduti, per non farvi venire il mal di schiena. Strofinate i panni con tutta calma. Mantenete l’attenzione su ogni movimento delle mani e delle braccia. Fate attenzione al sapone e all’acqua. Quando avrete finito di strofinare e risciacquare, la mente e il corpo si sentiranno puliti e freschi come i vostri indumenti. Ricordate di conservare il mezzo sorriso e di tornare al respiro ogni volta che vi distraete”  – Thich Nhat Hanh

Franca Soavi

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