ELPIS
Nella mitologia greca Elpis era la personificazione dello spirito della speranza. Nella mitologia romana è Spes. Nel suo poema Esiodo narra di Pandora e del vaso che le venne regalato da Zeus con l’ordine di non aprirlo mai; Pandora ricevette anche molti altri doni dagli altri dei, tra cui la Curiosità dal dio Hermes, colui che crea la comunicazione tra il divino e il terreno. A causa di questa curiosità la donna aprì il vaso, riversando sul mondo tutti i mali possibili: morte, malattia, sofferenza, brama, pazzia. Non appena si rese di conto dell’accaduto richiuse il vaso sconvolta, impedendo così a un unico dono ivi contenuto di fuoriuscire: il dono della speranza.
“Solo Elpis, come in una casa indistruttibile,
dentro all’orcio rimase, senza passare la bocca, né fuori
volò, perché prima aveva rimesso il coperchio dell’orcio
per volere di Zeus egioco che aduna le nubi”. ( Esiodo, “Le opere e i giorni” )
Solo in un secondo tempo Pandora lasciò uscire anche Elpis, che permise agli uomini di ricostruire un nuovo mondo. Se Elpis fosse uscita dal vaso insieme a tutti i mali del mondo ne sarebbe rimasta travolta e non avrebbe potuto esercitare le sue qualità sugli uomini.
Nella religione cattolica la Speranza è una delle 3 Virtù Teologali, insieme a Fede e Carità. Essa risponde all’aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore dell’uomo; purifica le azioni umane per elevarle dal piano terreno al piano divino; protegge dallo scoraggiamento; sostiene in tutti i momenti di abbandono; il suo slancio dilata il cuore e innalza dall’egoismo alla carità (Agape: Amore ).
Non ho mai amato il concetto di speranza, intendendo con questo termine un moto debole dell’animo, associabile a una sorta di impotenza, mancanza di azione, rassegnazione, come se, sperando, si proiettasse la propria volontà, il proprio potere personale, la propria energia altrove, nel futuro, in un qualche accadimento, in un essere sovraumano, come se nell’atto di sperare si deponesse ogni impegno personale, ogni fiducia in se stessi, ogni forza interiore capace di modificare il corso degli eventi. Esiste di fatto un tipo di speranza così, estrinseca, vuota, povera, senza alcun fondamento, della stessa natura di un sogno o di una fantasticheria.
Quello che ho sempre ignorato mi è improvvisamente apparso chiaro stamattina, mentre passeggiavo col mio cane in un bellissimo parco della mia città. Nell’acqua del lago al centro del parco ho incontrato una scultura che mi ha folgorata per la sua bellezza, e per ciò che mi ha evocato: esiste una forma superiore di Speranza, che è poi l’autentica virtù, quella che proviene dallo Spirito e che innalza l’uomo oltre i suoi limiti e problemi.
Contemplando la scultura ho notato come l’artista abbia scelto di raffigurare Elpis come una donna la cui veste sembra una solida, massiccia montagna, con scale e grotte e ponti, mentre la parte superiore del corpo mostra braccia e mani come ali. Il volto è serafico e bellissimo, dai suoi occhi chiusi traspare una visione sublime che trae origine non dal mondo esteriore, ma da quello interiore.
Tutti gli elementi partecipano in armonia in questa scultura: il fuoco è nelle saette tra la chioma e nel bronzo scelto come materiale, l’acqua è l’elemento in cui la statua è stata collocata, l’aria è presente grazie al piumaggio delle ali delle donna, la terra nella solidità della sua base, una gonna/montagna. Contemplare un’opera d’arte di siffatta bellezza favorisce senza dubbio l’insorgere nell’animo di chi la osserva delle qualità che essa manifesta.
“Malgrado tutto ciò che è successo, negli alti e bassi della sorte avutisi negli ultimi 15 mesi, ho vissuto nella speranza e nell’attesa. A volte ho persino la convinzione che questa sensazione sia parte integrante di me. Che sembri interconnessa con ciò che sono. Sento che il mio cuore pompa speranza in ogni parte del mio corpo, riscaldandomi il sangue e tirandomi su il morale. Sono convinto che ondate di disastri personali non possano mai soffocare un rivoluzionario determinato, così come non lo può fare il fardello di tribolazioni che accompagna una tragedia. La speranza per chi lotta per la libertà è come una cintura di salvataggio per un nuotatore: garantisce a una persona di restare a galla e di mantenersi a distanza dal pericolo” – Nelson Mandela, “Lettere dal carcere”
Franca Soavi
Antje Tesche-Mentzen (Germania): Hoffnung/Hope, Water Art Parco Ducale Parma